Del patto suicida e dei suicidi collettivi

Il patto suicida generalmente comporta l’uso di veleni, la fiducia reciproca, la lealtà del gruppo nei confronti di qualche capo-santone carismatico (capirai nel caso di Conte o di Draghi come uno può inventarsi la teoria del “carisma”), al quale si attribuiscono poteri super-umani, e l’isolamento del gruppo dal resto del mondo. L’isolamento di una setta religiosa comporta che tutti gli automi siano riuniti e vivano sotto “lo stesso tetto”, l’isolamento dei covidioti si ha con gli arresti domiciliari degli abitanti di 193-194 nazioni del pianeta. George D. Chryssides, talvolta, inizia le sue lezioni sui vari “culti del suicidio” raccontando falsamente agli studenti di essere un messia che sta organizzando un suicidio di massa per il giorno dopo. Dopo aver raccontato questa frottola chiede agli studenti chi sia pronto a sostenerlo nella sua missione e però, senza meraviglia, egli dice che nessuno si offre. In effetti, nessuno di noi FINTI esseri razionali, nella nostra FINTA vita “normale”, da un momento all’altro, si aggregherebbe a qualche setta religiosa che richiedesse un impegno totale come requisito fondamentale. Nondimeno, molti di noi convinti di essere di “mentalità aperta”, credono nell’esistenza di altre forme di vita su qualche altro pianeta nello spazio o quantomeno non escludono la possibilità della loro esistenza, e credono pure alle madonne piangenti, all’illogica favola di Cristo, agli angeli che volano in cielo, che ogni tanto sbattono contro agli uccelli, al dio dei cristiani e a quello dei musulmani, alla reincarnazione, ai virus che non esistono, al FINTO riscaldamento del pianeta ed ad una moltitudine di altre fabbricazioni fantastiche, la cui struttura muta ogni giorno, cambiando nome, immagine, colore o direzione, offrendo altri mille eventi e spunti di fede, altre protesi di nuova FINTA meditazione. Possiamo dire che essi credono spontaneamente, perché ne sono affascinati, in tutto ciò che non comprendono e che non possono vedere, toccare, studiare e capire. Questo è il loro “lato spirituale”, in questo loro rituale abbandono ad alienanti “atti di fede” essi soddisfano il loro “bisogno di trascendenza”. Erich Fromm chiamava “bisogno di trascendenza” la naturale propensione degli umani nel volgersi e nell’amare dio, nonostante non lo avessero mai incontrato di persona. Ma dio deve essere un dio disponibile, a seconda di dove uno nasce ne è disponibile uno diverso, e il bisogno di trascendenza deve essere il bisogno di credere alle favole, tanto è vero questo che miliardi di FINTI comunisti senza dio vivono benissimo senza dio, perché in età prescolare sono stati modellati su FINTI ragionamenti sempre circolari che, in ultima analisi, sono favole politiche anziché religiose. I bambini sembrano divertirsi a sentirsi raccontare le favole ma sono gli adulti che gliele raccontano. Perché? Per fabbricare pupi obbedienti. Sia come sia, essi crescono e tendono a non perdere quest’abitudine del credere nelle favole. A Babbo Natale prima o poi rinunciano ma non rinunciano affatto a tutte le altre fandonie. Qualcuno ha capito questa meccanica, diciamo “naturale”, degli umani e ne ha approfittato per indurre le masse ad acquistare prodotti, a votare per un certo partito di covidioti, a lavarsi i denti tutti i giorni e a prendere gli intrugli cancerogeni fabbricati nelle fabbriche dei veleni costruite dai prigionieri schiavi dei campi di concentramento nazisti. La pratica del “suicidio collettivo”, se si osservano i casi più famosi, che sono quasi tutti avvenuti negli Stati Uniti d’America, in questa fase di studio, sembra offrire poche informazioni per comprendere i fenomeni auto-distruttivi generalizzati. Se si esclude il caso di “Heaven’s Gate”, tutti gli altri sembrano episodi di omicidio-suicidio. Se la gente viene trovata “suicidata” con più colpi di pistola sparati nella stessa testa, o se si sa che, in certi ambiti di certe sette religiose, erano presenti guardie armate che ammazzavano i discepoli esitanti nella pratica del suicidio, è troppo facile indulgere alla tesi secondo la quale quei suicidi di massa erano in realtà stragi operate da gruppi di covidioti per ragioni che non ci interessa qui d’investigare. Allora resta un solo caso da prendere ad esempio o, per meglio dire, un solo caso precedente a quello al quale si assiste in questi tre anni. Il caso di Heaven’s Gate, in cui qualcuno era riuscito a persuadere i discepoli che NON stavano andando a suicidarsi ma, con barbiturici e Vodka, si sarebbero addormentati per poi essere trasferiti in una nuova vita sull’astronave che veniva a prelevarli dallo spazio infinito. La loro transizione, il loro trasferimento, comportava che andassero a dormire, poi qualcuno metteva loro in testa dei sacchetti di plastica, stile Angelo Izzo con “puttana e puttanina”, e il problema si riproponeva da capo, “omicidio” o “suicidio”?. Gli analisti, gli studiosi, come al solito, si arrampicano sui dettagli infiniti delle loro ricerche e perdono di vista gli elementi di base, quelli fondamentali e più semplici, e perciò non riescono a concludere il ragionamento e finiscono con porre altre nuove domande, in una catena di domande senza fine. Il problema non è cercare di capire come si ottiene l’autodistruzione generalizzata, nonostante sia contraria a tutte le religioni del mondo. Il problema è come convincere i merli, i covidioti, a fare una cosa pensando di farne un’altra. Tutto qui. E questo lo fanno da sempre, tanto è vero che li mandano in guerra, e molti di loro travestiti da “volontari”. Come le spieghi, la prima e la seconda guerra mondiale? Con la naturale “distruttività umana” inventata da Einstein, che voleva, lui sì, provare a tutti i costi le bombe atomiche sul Giappone già arreso, o con l”’istinto di morte” freudiano, con un Freud espatriato che fugge dalle persecuzioni naziste per andare a dirigere il Tavistock di Londra, che è proprio il centro studi in cui il nazismo è stato materialmente prodotto? (Coleman). Il problema del suicidio di massa ha a che fare con la TRUFFA, con l’impostura, non con la INVENTATA naturale inclinazione all’autodistruzione. Nel caso di “Heaven’s Gate”, come nel nostro, gli automi sono stati indotti a credere di andare verso la vita, di fare qualcosa di utilissimo e d’importante, mentre venivano e vengono mandati verso la morte, esattamente come si faceva quando li si mandava in guerra.

 

Se Primo Levi fosse emigrato, in una nazione senza CRS e senza “Green Pass” di quei tempi, probabilmente non sarebbe finito ad Auschwitz, non sarebbe diventato uno scrittore, era un chimico, e non si sarebbe suicidato, ammesso che il suo fosse stato un suicidio.