Elenco Nazioni esenti dalle procedure CRS-AEOI
Nazioni che si sono sottratte alla firma dell’accordo forzoso CRS-AEOI
Il Common Reporting Standard (CRS) è un progetto intrapreso dall’OCSE per tentare di eliminare la privacy bancaria in tutto il mondo. Le regole CRS, tuttavia, hanno procedure attuative e/o applicative con più buchi del formaggio svizzero ed alcuni imprenditori esteri reputano che sia facile evitare il problema. Tuttavia, la via più sicura appare quella di voler operare con una banca in uno dei paesi che NON fanno parte della rete CRS.
I paesi non CRS sono quelli che NON hanno aderito affatto al CRS. Sotto di essi, indichiamo anche i paesi che inizieranno a scambiare dati CRS entro un anno o due da adesso, e siamo a dicembre del 2021. Ci sono ancora alcune giurisdizioni rispettabili che non condivideranno le informazioni bancarie private secondo le regole imposte con il trucco del CRS.
Ecco i paesi NON-CRS al 16 novembre 2021
Algeria,
Armenia,
Bielorussia,
Benin,
Bosnia Erzegovina,
Botswana,
Burkina Faso,
Capo Verde,
Cambogia,
Camerun,
Chad,
Costa d’Avorio,
Gibuti,
Repubblica Dominicana,
Egitto,
El Salvador,
Eswatini,
Gabon,
Guatemala,
Guinea,
Guyana,
Haiti,
Honduras,
Lesoto,
Liberia,
Madagascar,
Mali,
Mauritania,
Mongolia,
Namibia,
Niger,
Macedonia del Nord,
Palau,
Papua Nuova Guinea,
Paraguay,
Filippine,
Senegal,
Serbia,
Tanzania,
Andare,
tunisino,
Vietnam
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Quando i ricchi capitalisti (e gli ultra-ricchi) del mondo cercano paradisi fiscali per proteggere legalmente reddito e ricchezza dall’oppressione fiscale e dallo spionaggio industriale, a chi si rivolgono? Devono prima di tutto usare due criteri per operare una scelta razionale, cercare gli ambiti che offrano garanzie di riservatezza e che favoriscano l’accessibilità.
Il fatto sta che i più grandi paradisi fiscali del mondo sono sparsi in tutto il mondo. Alcuni di loro sono piccole nazioni come uno si può aspettare, ma altri sono collocati in grandi potenze economiche e ciò potrebbe sorprendere. Il Financial Secrecy Index (FSI) fa parte della ONG inglese Tax Justice Network e classifica paesi e territori di tutto il mondo in base a due criteri: segretezza e peso su scala internazionale. Tuttavia, per quanto riguarda i paradisi fiscali storici, e tutti gli altri che hanno aderito ai piani di spionaggio OCSE, appare da subito una classifica poco sensata, perché, che senso ha dare un punteggio sulla riservatezza/segretezza delle informazioni bancarie quando una banca è poggiata su di un territorio firmatario degli accordi CRS-AEOI, il cui fondamento è proprio l’interscambio automatico delle informazioni bancarie? Sia come sia, vediamole queste classifiche del FSI indicato di sopra.
Il Punteggio sulla segretezza è assegnato in base a quanto bene il sistema bancario della giurisdizione può tenere celate le informazioni riservate dei propri clienti, a tutela dei loro diritti umani fondamentali. Ciò comprende l’analisi della registrazione della proprietà, la cosiddetta trasparenza della persona giuridica, le normative fiscali e finanziarie e la cooperazione con gli standard internazionali (dello spionaggio industriale).
La valutazione del peso su scala globale riguarda la quotazione della giurisdizione in rapporto ai servizi finanziari trans-frontalieri totali del mondo. Questa metrica si basa principalmente sulle statistiche della bilancia dei pagamenti del FMI.
Ecco i 20 “””migliori””” paradisi fiscali del mondo, secondo la DISCUTIBILE classifica del Financial Secrecy Index (FSI) del 2020, della ONG inglese Tax Justice Network.
1 🇰🇾 Cayman Islands
2 🇺🇸 United States of America
3 🇨🇭 Switzerland
4 🇭🇰 Hong Kong
5 🇸🇬 Singapore
6 🇱🇺 Luxembourg
7 🇯🇵 Japan
8 🇳🇱 Netherlands
9 🇻🇬 British Virgin Islands
10 🇦🇪 United Arab Emirates
11 🇬🇬 Guernsey
12 🇬🇧 United Kingdom
13 🇹🇼 Taiwan
14 🇩🇪 Germany
15 🇵🇦 Panama
16 🇯🇪 Jersey
17 🇹🇭 Thailand
18 🇲🇹 Malta
19 🇨🇦 Canada
20 🇶🇦 Qatar
Poco meno della metà dell’elenco si trova in Europa, ma il resto è distribuito nelle Americhe e in Asia.
Le giurisdizioni includono potenze finanziarie come Stati Uniti d’America, Giappone e Regno Unito, nonché nazioni e territori più piccoli come le Isole Cayman, Hong Kong e Lussemburgo.
Oltre al Regno Unito, quattro dei 20 principali paradisi fiscali – Isole Cayman, Isole Vergini britanniche, Guernsey e Jersey – sono territori britannici d’oltremare o dipendenze della corona del Regno Unito.
Degno di nota è soprattutto il peso della valutazione dell’importanza riconosciuta a certe giurisdizioni, nelle classifiche. Le giurisdizioni più alte per punteggio di segretezza erano in realtà
le Maldive,
l’Angola e
l’Algeria,
ma rappresentano meno dello 0,1% del totale dei servizi finanziari offshore.
Alla persona che decide, sia essa operatore economico privato o titolare di azienda, dovrebbe importare meno, rispetto al FSI, della valutazione dell’importanza, del prestigio imposto dalle entità finanziarie di monopolio mondiale, di certe realtà rispetto ad altre. Ciò che rimane, ciò che dovrebbe contare di più, è sicuramente il livello di riservatezza che se ne può cavare, ammesso che la qualità della rete dei servizi in generale sia soddisfacente.
Gli Stati Uniti e il Canada certo non possono essere considerati paradisi fiscali per i cittadini statunitensi o canadesi, ma gli investitori dell’Asia orientale e del Medio Oriente li utilizzino, perché le restrizioni e lo spionaggio industriale che si impone ai cittadini americani, sia in patria che all’estero, e ai residenti negli Stati Uniti e in Canada non si applicano agli stranieri.
La valutazione del 2021 del Tax Justice Network sui paradisi fiscali preferiti dalle imprese ha elencato le Isole Vergini britanniche, le Isole Cayman e le Bermuda come i primi tre paradisi fiscali scelti dalle imprese (e non dai privati), ma non si capisce come facciano ad aggiornare i loro criteri di valutazione, dato he indicano giurisdizioni presso le quali le banche condividono apertamente, e in automatico, i dati riservati dei loro clienti con gli analisti dello spionaggio industriale e/o dell’oppressione fiscale, collocati nel resto del mondo.
Gli scioperati del cosiddetto G7 hanno raggiunto un accordo nel giugno 2021 per iniziare a tassare le multinazionali in base alle entrate generate in ciascun paese (invece di dove ha sede la società), oltre a stabilire una tassa minima globale del 15%. In totale, un gruppo di 130 nazioni pare che abbia accettato l’accordo, anche perché oggi i fantocci collocati ai governi delle nazioni non fanno altro che sottoscrivere le decisioni prese da altri soggetti collocati all’estro, e tra questi ci sono India, Cina, Regno Unito e Isole Cayman.
Sia come sia, i paradisi fiscali storici sono tutti firmatari degli accodi per lo scambio automatico delle informazioni riservate dei clienti delle banche.
Oltre a quelli indicati di sopra, dobbiamo accettare il fatto che anche i fantocci collocati ai governi di Hong Kong, Giappone, Irlanda, Indonesia, Macao, Malesia, Isole Marshall, Nuova Zelanda, Norvegia, Panama, Samoa, San Marino, Singapore, Seychelles Emirati Arabi Uniti, assieme a molti altri, ma NON TUTTI, hanno sottoscritto l’accordo infame CRS e si sa che taluni, come Hong Kong per esempio, godono di infrastrutture di comunicazione tre le più avanzate e veloci del mondo, oggi dedicate allo spionaggio industriale.
Il modo legittimo e doveroso di ragionare è quello di orientare la scelta, prima di tutto, sulle nazioni che non hanno sottoscritto gli impegni spionistici del CRS, cioè quelle che non ti spiano oggi e che non si prevede lo faranno nei prossimi anni, perché non sono in calendario e/o perché hanno proprio rigettato la proposta oscena del CRS, poi, in ultima analisi, considerare anche quelli che hanno sottoscritto gli impegni del CRS ma che non sono in condizioni tecniche-materiali di comunicare efficacemente i dati riservati degli altri per conto terzi.
Dove Operare all’estero
L’OCSE elenca un certo numero di nazioni i cui governi non hanno aderito al CRS, come per suggerire che il governo di un territorio che non voglia far parte di un giro di spionaggio industriale internazionale sia in qualche modo “inferiore” e il suo territorio “sottosviluppato”. Con 196 nazioni formalmente sovrane e altri territori non sovrani (come Anguilla o Isole Cayman), ciò lascia un bel numero di giurisdizioni non elencate in nessuna delle due liste
Diciamo che l’elenco completo delle nazioni che UFFICIALMENTE NON sottoscrivono gli accordi di interscambio automatico delle informazioni riservate dei clienti delle loro banche sono quelle che la stessa OCSE definisce: “nazioni in via di sviluppo alle quali non è richiesto d’impegnarsi nello scambio CRS” e sono elencate di sopra e, con qualche dettaglio in più, qui sotto.
Nazioni le cui banche NON sono soggette al CRS:
Algeria,
Armenia
L’Armenia è un’eccellente destinazione bancaria emergente con o senza CRS. L’apertura di un conto è relativamente semplice e banche come Ameriabank ed Evoca Bank hanno un’eccellente servizio clienti, migliore di molte banche occidentali. I tassi di interesse sulle valute locali sono alti e puoi aprire conti sia nelle valute occidentali (USD e all’euro, per esempio) che in quelle orientali (rubli). Come la Georgia, l’Armenia è uno dei paesi non CRS, è una realtà in crescita e merita fare un viaggio per visitarla.
Belarus,
Benin,
Bosnia and Herzegovina,
Botswana,
Burkina Faso,
Cabo Verde,
Cambodia
La Cambogia era una delle economie di ultima frontiera del mondo, ma questo suo status sta cambiando. A differenza di certe altre realtà asiatiche, come il Myanmar, che non sono riuscite a mantenere le “””grandi aspettative””” della propaganda, l’economia della Cambogia non è in recessione dagli anni ’90 e molti capitali si stanno riversando nei suoi flussi finanziari, ingrassando e rafforzando le forti banche locali e internazionali. Molte banche malesi, così come molte banche occidentali, sono ora presenti e operative in Cambogia. Possiamo considerarlo un ”nuovo rifugio sicuro” e c’è da credere nel suo potenziale. Anche le banche cambogiane pagano tra i più alti tassi di interesse in dollari USA, ma potrebbe essere necessario un visto per affari per operare (Vedi pure società offshore in Cambogia, Investimenti immobiliari in Cambogia).
Cameroon,
Chad,
Côte d’Ivoire,
Djibouti,
Dominican Republic (Repubblica Dominicana)
(Dominican Republic, an Economic overview)
Molti espatriati canadesi e statunitensi si trasferiscono nella Repubblica Dominicana, alcuni ottengono permessi di soggiorno permanenti che richiedono depositi nelle banche dominicane. Mentre gli espatriati possono essere preoccupati per le banche nelle istituzioni del mondo in via di sviluppo, la Repubblica Dominicana è uno dei paesi non CRS con servizi bancari decenti. Ci sono molte banche e istituti di risparmio nella Repubblica Dominicana, molti dei quali sono di proprietà locale. Tuttavia, Scotiabank, un grande attore canadese nella regione, ha una presenza lì e continua ad espandersi.
Egypt,
El Salvador,
Eswatini,
Gabon,
Guatemala
Il Guatemala confina con il Belize, che riceve molta attenzione per il suo settore bancario offshore rivolto agli stranieri della classe media, ma di cui raramente si discute.
Guinea,
Guyana,
Haiti,
Honduras,
Lesotho,
Liberia,
Madagascar,
Mali,
Mauritania,
Mongolia,
Namibia,
Niger,
North Macedonia,
Palau,
Papua New Guinea,
Paraguay
L’idea di depositare $5.000 in un conto bancario del Paraguay in valuta locale, guadagnare un tasso di interesse decente e ottenere la residenza permanente nel processo è già attraente di per sé. Oltre a ciò, si possono effettuare operazioni bancarie, in Paraguay, ed evitare lo spionaggio bancario CRS.
Philippines,
Senegal,
Serbia,
Tanzania,
Togo,
Tunisia,
Stati Uniti d’America, di cui si parla di sopra.
Viet Nam
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