Cambio di Residenza Fiscale del Contribuente Italiano
Leggi 2021 (cambio di residenza per non morire per l’oppressione fiscale in Italia)
Doppia cittadinanza, le Nazioni con le Procedure più Rapide
Una volta che una persona si trasferisce all’estero, anche con l’obiettivo primario o secondario di non pagare le imposte in Italia, ovvero pagarne di meno, è improbabile che il proprio domicilio fiscale cambi automaticamente. Quando si nasce, si viene assegnati al domicilio dei proprio genitori, che è definito come il domicilio di origine. Se i genitori non sono sposati, in genere il domicilio di origine sarà lo stesso della madre, anche se questo può variare a seconda delle circostanze.
Il domicilio di origine continua quindi a sussistere formalmente, fino a quando non se ne acquisisce uno nuovo, anche in caso di trasferimento all’estero; a meno che non si prendano provvedimenti specifici, è improbabile che il domicilio cambi. Tra le tante cose, il domicilio è importante quando si tratta di determinare le passività fiscali in tre aree principali: l’imposta sul reddito da investimenti o da lavoro, l’imposta sulle plusvalenze e l’imposta sulle successioni. Si viene considerati residenti, almeno ai fini fiscali, se si è presenti sul territorio di una nazione per 186 giorni o più per anno fiscale.
Residenza fiscale delle persone e delle società
La residenza fiscale delle persone fisiche è una questione differente rispetto alla residenza fiscale delle persone giuridiche.
Come lasciare l’Italia e trasferire la residenza fiscale all’estero
Quando si trasferisce la residenza fiscale all’estero in modo corretto, cessa l’obbligo di pagare le imposte e le tasse in Italia.
Per evitare di morire dissanguati a causa dell’oppressione fiscale in Italia, in base alle norme, la persona fisica dovrebbe espatriare. Il trasferimento dovrebbe essere effettivo e permanente.
Si considerano residenti le persone fisiche che per la maggior parte dell’esercizio di imposta hanno il domicilio o la residenza nel territorio dello stato, secondo le regole del codice civile (articolo 2 del DPR n. 917/86).
Si è residenti in Italia se:
si è iscritti all’anagrafe di un comune italiano per almeno 183 giorni;
si ha in Italia la propria residenza definita come la dimora stabile, per lo stesso periodo di almeno 183 giorni;
si ha in Italia il domicilio, altrimenti definito come il centro principale degli interessi. Il periodo di riferimento è sempre di 183 giorni o più.
In Italia si adotta il principio della “Worldwide taxation”. Se la residenza fiscale del dissanguato contribuente italiano è in Italia, tutti i suoi redditi, prodotti ovunque nel mondo, sono soggetti a dichiarazione e persecuzione fiscale in Italia. Tuttavia, trasferire la residenza fiscale all’estero in modo sicuro e senza errori, in realtà non è difficile, i passi da compiere sono solo 4.
1. Trasferimento
Per soddisfare il primo dei requisiti indicati sopra (anagrafe), il contribuente comunica il suo trasferimento all’ufficio dell’anagrafe del suo ultimo comune di residenza in Italia. Egli consegna una lettera in cui indica il trasferimento e l’indirizzo in cui andrà a vivere, anche se temporaneo. Dovrà pure farsi dare una ricevuta quando consegna quella lettera.
Probabilmente cambierà ancora indirizzo e infine si iscriverà all’AIRE con un indirizzo più stabile, ma in questa fase, il contribuente italiano, inizia a lasciare tracce e prove del tuo trasferimento.
L’anno del trasferimento egli sarà fiscalmente residente in Italia se sarà iscritto all’anagrafe del suo ultimo comune Italiano per più di 183 giorni.
Nella nazione di destinazione, il cittadino italiano dovrà organizzarsi per viverci stabilmente e dovrà trovarsi un indirizzo, farsi rilasciare un certificato di residenza e, con quella, si iscriverà all’AIRE (vedi il punto numero 4).
2. Dimora stabile
Il passaporto Italiano permette al suo possessore di entrare e soggiornare in circa 170 nazioni, senza chiedere visto. Il soggiorno può durare vari mesi, a volte arriva a sei. Il fatto è che il visto turistico è temporaneo e non permette di acquisire la residenza nel nuovo paese. In genere, si fa ingresso in una nazione estera con il visto turistico e bisogna attivarsi subito per richiedere il visto e il permesso di soggiorno a lungo termine o la residenza.
3. Domicilio
Il fatto di aver cancellato l’iscrizione all’anagrafe, e di aver pianificato ed ottenuto la residenza nel nuovo paese, non è ancora sufficiente. L’amministrazione finanziaria esige anche che la sede principale degli affari e degli interessi morali, sociali e familiari, sia fuori dall’Italia. Il domicilio prescinde dalla presenza fisica del titolare all’estero e dipende principalmente dal tipo e dal numero di legami che conserva con l’Italia.
Bisogna sostanzialmente tagliare i rapporti con l’Italia e trasferire non solo la dimora permanente, ma anche gli interessi, fuori dall’Italia. L’amministrazione finanziaria verificherà i seguenti aspetti per accertare che il domicilio (centro di interessi) non sia, in realtà, in Italia (Circolare del Ministero delle Finanze del 2 Dicembre 1997):
disponibilità di un’abitazione permanente
presenza della famiglia del cittadino trasferito
accreditamento di proventi comunque e ovunque conseguiti
possesso di beni mobiliari
titolarità di cariche sociali
spese alberghiere
iscrizione a circoli o clubs
organizzazione della propria attività ed impegni, anche internazionali, direttamente o attraverso soggetti operanti nel territorio Italiano.
Il cittadino che si trasferisce, non deve mantenere la disponibilità di una abitazione permanente. Quindi le proprietà immobiliari devono venderle, o almeno affittarle, o date in comodato gratuito o oneroso a qualcuno. Non consentono neanche di tenere una disponibile per quando il cittadino italiano voglia ritornare.
4. Iscrizione all’AIRE
Una volta che il dissanguato contribuente si sarà effettivamente trasferito in uno stato più meno tirannico, ottenere la residenza non è difficile, si iscriverà all’AIRE, l’anagrafe degli Italiani residenti all’estero. Gli scioperati del consolato italiano, tra i più pagati e meno produttivi del mondo, non aspettano altro che l’occasione per poter spiare, registrare e controllare anche l’attività del loro concittadino appena giunto nella loro area di competenza e quindi provvederanno senza ritardo ad effettuare l’iscrizione, anche d’ufficio, per quelli ai quali non interessa.
L’iscrizione è semplice, ma si basa sulla dimostrazione dell’effettiva e permanente residenza nel tuo nuovo paese. Quindi basta un banale certificato di residenza, ottenuto il quale uno può riprendere a viaggiare come gli pare, senza dover vivere nello stesso luogo per più del necessario. Il consolato ha ben pochi rapporti reali con il mondo che lo ospita, per tanti motivi. Quindi chi è titolare di una carta d’identità estera, deve preoccuparsi soprattutto di non molestare gli abitanti di quella nazione, di non lasciare aree d’insoddisfazione locali, soprattutto di non piantare chiodi, debiti, con i fornitori o con certe donnacce che affittano i locali, perché allora possono nascere scocciature.
Tolto questo, le autorità di molte nazioni estere non danno la minima seccatura al cittadino straniero “bianco”, che lasciano indisturbato e che, anzi, coccolano e tutelano sempre, come fosse un grande investitore, anche quando non lo è, e, non parlando la lingua degli indolenti impiegati dei consolati italiani, i cui consoli neppure parlano l’inglese, tendono a non avere rapporti con loro, che a loro volta li scansano proprio, e quindi a non scambiare informazioni di sorta.
Per iscriversi all’AIRE bisogna mostrare i documenti di residenza o il visto (non turistico) per risiedere legalmente nello stato estero.
Nazioni cosiddette in “Black List”
Espatriare nei paesi “in Black List” comporta un minimo di attenzione in più, ma resta semplice. Si tratta di paesi, che nell’esercizio della loro sovranità, hanno regimi fiscali più attraenti e vantaggiosi di quello Italiano o di altri paesi occidentali.
L’amministrazione tributaria Italiana ha creato diverse Black List in cui include un certo numero di questi paesi definiti “a regime fiscale privilegiato”.
Per lo scopo di questo articolo, vediamo le Black List dei paesi per i quali è in vigore la presunzione di residenza fiscale delle persone fisiche. (Articolo 2, comma 2-bis del DPR n. 917/86 e D.M. 4 Maggio 1999).
Che il tuo nuovo paese appartenga alla Black List oppure no, è bene conservare le copie cartacee e digitali di tutti i documenti che provano che la residenza e il domicilio (centro di interessi) si trovano effettivamente in un altro paese. Tra questi documenti, per esempio, ci sono certificati di residenza e visti, documenti di identità, contratti bancari e carte di credito, utenze di vario tipo, contratti di locazione, ma anche fatture o scontrini di acquisto di beni.
Black List Residenza Fiscale Persone Fisiche
Alderney,
Andorra,
Anguilla,
Antigua e Barbuda,
Antille Olandesi,
Aruba,
Bahama,
Bahrein,
Barbados,
Belize,
Bermuda,
Brunei,
Costa Rica,
Dominica,
Emirati Arabi Uniti,
Ecuador,
Filippine,
Gibilterra,
Gibuti,
Grenada,
Guernsey,
Hong Kong,
Isola di Man,
Isole Cayman,
Isole Cook,
Isole Marshall,
Isole Vergini Britanniche,
Jersey,
Libano,
Liberia,
Liechtenstein,
Macao,
Malaysia,
Maldive,
Mauritius,
Monserrat,
Nauru,
Niue,
Oman,
Panama,
Polinesia
Francese,
Monaco (il Principato),
Sark,
Seychelles,
Singapore,
Saint Kitts e Nevis,
Saint Lucia,
Saint Vincent e Grenadine,
Svizzera,
Taiwan,
Tonga,
Turks e Caicos,
Tuvalu,
Uruguay,
Vanuatu,
Samoa.
Come si vede, le nazioni scelte sono scelte a cavolo, data l’ignoranza media degli sfaticati che scaldano le sedie negli enti di stato italiani. E però uno è bene che tenga conto di ciò che erroneamente è incluso e di ciò che invece non lo è. Oltre a ciò, parlare ancora di “Black List” dopo il 2016, nonostante i trucchi dello spionaggio industriale imposti alle banche 107 nazioni, significa volere a tutti i costi portare avanti una finzione giuridica, una delle tante, per estremizzare l’oppressione gratuita, e questa purtroppo non è una novità per il contribuente italiano.
Sia come sia, se uno ha intenzione di cambiare effettivamente paese, le regole sono semplici ed il processo è chiaro, chi viaggia spesso lo sa, e sa pure come si opera meglio nelle altre nazioni. I problemi e la confusione possono nascere se l’idea è quella di ridurre le imposte ma senza dover lasciare l’Italia.
Doppia cittadinanza, le Nazioni con le Procedure più Rapide
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